Gli arredi Serafini Antichità nella Basilica di Santa Balbina a Roma

ROMA – Arredi prestigiosi che renderanno ancorpiù suggestivi gli interni della Basilica di Santa Balbina in Roma. La cura dei dettagli, i colori lignei e la struttura dei mobili selezionati hanno caratterizzato ambienti che custodiscono storia millenaria di fede, devozione e di tanta cultura romana.

La basilica di Santa Balbina in Roma è un edificio di culto paleocristiano, situata sul “piccolo Aventino”, nel rione di San Saba. E’ dedicata alla vergine e martire romana del II secolo, figlia di Quirino, un tribuno dell’esercito romano, convertitosi al cristianesimo, insieme al quale subì il martirio per poi essere seppellita sulla via Appia.
L’accesso alla basilica è sia dall’antica via murata di santa Balbina, che dalla scalea, su via Baccelli, dedicata a Padre Simpliciano della Natività fondatore delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, animatrici e custodi della basilica,  da lui chiamate Suore Margheritine, poichè  le mise sotto la protezione di Santa Margherita da Cortona, in quanto le prime suore erano, come Santa Margherita, ex-prostitute convertite. Alle sue suore affidò la direzione della vicina struttura di Santa Margherita per assistere e riscattare le donne sfruttate e schiavizzate con la prostituzione.
La chiesa di Santa Balbina ha la dignità di Basilica minore. Ha il titolo cardinalizio fin dalla prima organizzazione ecclesiale della città e la più antica testimonianza della sua esistenza risale al sinodo del 595. Al tempo di papa Urbano V il monastero attiguo era intitolato al SS. Salvatore, lo testimonia un affresco nell’abside della basilica,  e a S. Balbina, ma quando tutta la struttura venne acquista, alla fine del 1800, da Padre Simpliciano, questi la intitolò a Santa Margherita da Cortona per la missione di assistenza alle donne in difficoltà, come già esposto.
La costruzione, a guardare le murature in opera listata e in laterizio, sembra databile al IV secolo, ma apparteneva forse inizialmente ad una delle ricche residenze (domus) del quartiere e solo più tardi fu adoperata come chiesa. La Domus è stata identificata, dai bolli laterizi, con quella donata dall’imperatore Settimio Severo, all’inizio del III secolo, al suo amico Lucio Fabio Cilone, due volte console e Prefetto di Roma.
La semplice facciata in laterizio, frutto di un rifacimento cinquecentesco, si presenta con tre finestroni centinati chiusi da transenne moderne, ed è preceduta da una breve scalinata e da un portico a tre arcate, di epoca posteriore.
L’interno della chiesa è ad aula unica con copertura a capriate. Su ciascun lato si trovano sei cappelle, alternativamente rettangolari e semicircolari, nelle quali si possono ammirare resti di affreschi dall’XI secolo al XIV e tele ad olio dal XVII al XIX secolo ed altre opere provenienti dalla demolizione della basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano. Il pavimento racchiude frammenti di mosaici della necropoli del I secolo, rinvenuti durante i lavori del 1939 per la costruzione della Via Imperiale (attuale via dei Fori Imperiali).
Sul fondo si trova l’abside, dotata di finestre, in cui è collocata una bella cattedra vescovile cosmatesca del XIII secolo. L’affresco del catino absidale (fine secolo XVI) è opera di Anastasio Fontebuoni e rappresenta Cristo in gloria tra Ss. Balbina, Felicissimo e Quirino.
Nei pressi della chiesa si trovano resti delle mura serviane. L’area verde antistante il Complesso Monumentale di Santa Balbina e il Complesso medesimo, sono stati dedicati alla donna con la denominazione “Parco della Donna”.