L’arte di Serafini Antichità alla Taverna Trilussa nel cuore di Roma

CIVITA DI ORICOLA – E’ stato scelto un legno molto particolare e resistente alle variazioni di temperatura e umidità per realizzare i nuovi tavoli per la Taverna Trilussa nel cuore di Roma. Il team ed i laboratori della Serafini Antichità hanno progettato e quindi realizzato tutto il restyling, quello che è già diventato parte della buona tavola che caratterizza da sempre la nota Taverna apprezzata dai clienti di ogni dove.

Gran parte della produzione è stata già consegnata, ed i tavoli sono già lì nella cornice di questo luogo dove la convivialità ed il buongusto regnano sovrani.

“Il legno scelto – spiega Davide Serafini owner di Serafini Antichità – viene utilizzato soprattutto negli ambienti outdoor. Proviene da paesi dell’Africa Equatoriale come il Kenya, l’Angola, Sierra Leone e Congo ed appartiene alla famiglia delle Moraceae. L’albero da cui si ricava questo legno viene considerato sacro da molte popolazioni africane, le quali lo hanno sempre utilizzato per costruire le loro abitazioni.”

Ed il legno è stato interamente lavorato presso il laboratorio della Serafini Antichità. Altri tavolo sono già pronti poichè la Taverna Trilussa ha deciso di procedere ad un restyling generale, per ambienti che renderanno ancora piu’ suggestive le degustazioni.

 

Il colore dell’Iroko è piuttosto variegato dopo la sua stagionatura, infatti presenta variazioni cromatiche che vanno dal giallo chiaro al marrone scuro. Inoltre è un legno molto versatile che può essere usato in diversi ambiti. Spesso diviene materia prima per le aziende che fabbricano mobili e parquet, oppure viene utilizzato dalle popolazioni africane per fabbricare il famoso tamburo a calice e anche altri strumenti musicali.

 

All’Ospedale dell’Aquila donato un grande “cavallo blu” in segno di libertà psichiatrica

L’AQUILA – E’ arrivato questa mattina presso l’ Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente il bellissimo e suggestivo “cavallo blu” che la Serafini Antichità ha consegnato all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila. Si tratta di una donazione molto particolare e significativa ad opera di un privato che notando il “bel cavallo blu” esposto presso l’Area di servizio Civita Sud sulla A24 gestita dal Gruppo Serafini.

E stamane è avvenuta la consegna ufficiale. Ora la Direzione Asl, che lo ha ricevuto e preso in carico si occuperà di posizionarlo in un luogo idoneo con opportuna realizzazione di un basamento.

Probabilmente la donazione trae origine da apprezzata assistenza presso l’Ospedale dell’Aquila nel reparto di malattie mentali. Il cavallo blu, infatti, è simbolo di liberazione ed autodeterminazione delle persone con disabilità intellettive e mentali.

Il Cavallo Blu, realizzato all’interno del manicomio di Trieste nel 1973,  in legno e cartapesta,i esprime simbolicamente la volontà di liberare le persone con disabilità da un modello psichiatrico che le vuole rinchiuse, ghettizzate, emarginate negli istituti, lontane dai propri affetti e dalla vita.

La prima versione della scultura fu fortemente voluta dall’allora direttore dell’ospedale psichiatrico triestino, Franco Basaglia, “padre” della riforma manicomiale introdotta con la Legge 180/78, ma ancora, purtroppo, in larga parte disattesa.

 

 

A24, al via il ristoro gratuito per i cani nell’area di servizio Civita Sud

Oricola – Anche questa estate 2022 torna la singolare iniziativa ha caratterizzato l‘Area di Servizio Civita Sud  situata lungo la A24 in prossimità dell’uscita autostradale Carsoli Oricola in direzione di Teramo. E così con l’afa di questi giorni, i titolari di SerafiniGroup hanno ben pensato di dedicare all’amico dell’uomo una apposita area di ristoro trasformando una maxi lattina in un contenitore di acqua refrigerata, con tanto di ciotola e rubinetto per i cani. E tutto in sicurezza.

E così, oltre ad una pausa che ristora l’uomo, anche il cane ha avuto il suo spazio e la sua considerazione. Il grosso contenitore è stato posizionato sul marciapiede esterno di ingresso alla storica area di Servizio. Ma anche un bel cartello di benvenuto accoglie gli amici dell’uomo.

L’iniziativa ha fatto riscontrare un forte gradimento sia da parte dei cani, diretti interessati ma anche dei loro padroni. “Per la prima volta – afferma un automobilista – abbiamo visto l’attenzione per i cani, e con questo caldo è sicuramente importante. Noi siamo partiti da Roma e diretti sul litorale abruzzese, e quindi fermandoci all’area di servizio abbiamo notato questo spazio segnalato con tanto di cartello. I nostri due cani, hanno potuto dunque rinfrescarsi, e poi dopo una piccola passeggiatina nell’area siamo ripartiti oltremodo soddisfatti”. Durante il periodo estivo, purtroppo assistiamo fin troppo spesso ad episodi gravissimi di cani abbandonati causa vacanze proprio nelle tratte autostradali. Il messaggio sociale lanciato dall’area di servizio Civita Sud è invece quello del rispetto per i cani e del loro benessere. Ad maiora.

Prima e dopo, il restauro in quadri d’autore

Torna all’antico splendore un bellissimo quadro d’epoca oggetto di restauro da parte del team Serafini Antichità. La cornice particolamente deteriorata è stata trattata e ripresa nei minimi dettagli per un risultato a dir poco sorprendente.

Il soprano Martina Serafin in visita allo show room di Serafini Antichità

ORICOLA – Gradita visita questa mattina alla Serafini Antichità, la soprano Martina Serafin ha visitato la Serafini Antichità apprezzando le collezioni in tutto il loro splendore. La visita guidata è stata curata direttamente da Davide Serafini.

Nata a Vienna Martina Serafin calca le scene dei più importanti teatri d’opera del mondo. È considerata una delle interpreti pucciniane di oggi, ma il suo repertorio comprende anche ruoli wagneriani, come Sieglinde in Die Walküre, Elsa in Lohengrin Elisabeth nel Tannhäuser.

Gli arredi Serafini Antichità nella Basilica di Santa Balbina a Roma

ROMA – Arredi prestigiosi che renderanno ancorpiù suggestivi gli interni della Basilica di Santa Balbina in Roma. La cura dei dettagli, i colori lignei e la struttura dei mobili selezionati hanno caratterizzato ambienti che custodiscono storia millenaria di fede, devozione e di tanta cultura romana.

La basilica di Santa Balbina in Roma è un edificio di culto paleocristiano, situata sul “piccolo Aventino”, nel rione di San Saba. E’ dedicata alla vergine e martire romana del II secolo, figlia di Quirino, un tribuno dell’esercito romano, convertitosi al cristianesimo, insieme al quale subì il martirio per poi essere seppellita sulla via Appia.
L’accesso alla basilica è sia dall’antica via murata di santa Balbina, che dalla scalea, su via Baccelli, dedicata a Padre Simpliciano della Natività fondatore delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, animatrici e custodi della basilica,  da lui chiamate Suore Margheritine, poichè  le mise sotto la protezione di Santa Margherita da Cortona, in quanto le prime suore erano, come Santa Margherita, ex-prostitute convertite. Alle sue suore affidò la direzione della vicina struttura di Santa Margherita per assistere e riscattare le donne sfruttate e schiavizzate con la prostituzione.
La chiesa di Santa Balbina ha la dignità di Basilica minore. Ha il titolo cardinalizio fin dalla prima organizzazione ecclesiale della città e la più antica testimonianza della sua esistenza risale al sinodo del 595. Al tempo di papa Urbano V il monastero attiguo era intitolato al SS. Salvatore, lo testimonia un affresco nell’abside della basilica,  e a S. Balbina, ma quando tutta la struttura venne acquista, alla fine del 1800, da Padre Simpliciano, questi la intitolò a Santa Margherita da Cortona per la missione di assistenza alle donne in difficoltà, come già esposto.
La costruzione, a guardare le murature in opera listata e in laterizio, sembra databile al IV secolo, ma apparteneva forse inizialmente ad una delle ricche residenze (domus) del quartiere e solo più tardi fu adoperata come chiesa. La Domus è stata identificata, dai bolli laterizi, con quella donata dall’imperatore Settimio Severo, all’inizio del III secolo, al suo amico Lucio Fabio Cilone, due volte console e Prefetto di Roma.
La semplice facciata in laterizio, frutto di un rifacimento cinquecentesco, si presenta con tre finestroni centinati chiusi da transenne moderne, ed è preceduta da una breve scalinata e da un portico a tre arcate, di epoca posteriore.
L’interno della chiesa è ad aula unica con copertura a capriate. Su ciascun lato si trovano sei cappelle, alternativamente rettangolari e semicircolari, nelle quali si possono ammirare resti di affreschi dall’XI secolo al XIV e tele ad olio dal XVII al XIX secolo ed altre opere provenienti dalla demolizione della basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano. Il pavimento racchiude frammenti di mosaici della necropoli del I secolo, rinvenuti durante i lavori del 1939 per la costruzione della Via Imperiale (attuale via dei Fori Imperiali).
Sul fondo si trova l’abside, dotata di finestre, in cui è collocata una bella cattedra vescovile cosmatesca del XIII secolo. L’affresco del catino absidale (fine secolo XVI) è opera di Anastasio Fontebuoni e rappresenta Cristo in gloria tra Ss. Balbina, Felicissimo e Quirino.
Nei pressi della chiesa si trovano resti delle mura serviane. L’area verde antistante il Complesso Monumentale di Santa Balbina e il Complesso medesimo, sono stati dedicati alla donna con la denominazione “Parco della Donna”.

 

Il fascino del carretto siciliano nella storia

Il carretto siciliano, nato come mezzo di trasporto delle merci e delle persone, è certamente l’oggetto più conosciuto e caratteristico dell’arte popolare siciliana.

In questi gioiosi e folkloristici “capolavori” predominano il giallo, il rosso, il verde, vi sono i colori della passione, del sole siciliano, dello zolfo, delle arance e dei limoni, del cielo e del mare, della lava che sgorga dall’Etna e della focosità dei siciliani.

Inizialmente la scelta dei disegni ricadde su temi sacri, a guisa di protezione per il carro.

Col passare del tempo, il repertorio si era arricchito di nuovi temi per l’influenza dei cantastorie, che andavano in giro per la Sicilia narrando di cavalieri e di amori.

I santi furono soppiantati (senza mai scomparire del tutto dal carretto) dalle storie dei paladini e soprattutto dalle scene di “Cavalleria Rusticana”, la novella che Giovanni Verga aveva dedicato proprio alla nobile figura del carrettiere.

Personaggio rappresentativo di quest’antica arte è il sig. Di Mauro (Minicu u pitturi) che fu invitato a rappresentare la Sicilia al padiglione “Tourisme et Travail”, nel 1982, e la sua creazione fu esposta nel più prestigioso museo etnologico del mondo: il “Musée de l’homme” di Parigi (dove tutt’ora si trova). Un piccolo carro con sopra effigiate le vicende del Presidente americano John F. Kennedy, fu spedito alla Casa Bianca.

La storia del carretto siciliano risale ai primi dell’ottocento, infatti, fino al ‘700, lo scarso sviluppo delle strade nell’isola aveva limitato i trasporti al dorso degli animali. Solo nei primi dell’800 si ha testimonianza dei carretti realizzati con ruote molto alte, per poter superare gli ostacoli offerti dalle “trazzere”, strade fatte da grossi sentieri a fondo naturale, con salite ripidissime e curve a gomito, soggette a frane e piene di fossi.

La prima descrizione del carretto siciliano risale al 1833, nel resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo (1840-1897) che rimase in Sicilia un mese per raccogliere materiale per il suo libro di viaggio. Egli è il primo viaggiatore che racconti di aver visto sulle strade siciliane dei carretti, le cui fiancate recavano l’immagine della Vergine o di qualche santo, derivata dalla pittura su vetro, molto popolare a quei tempi in Sicilia. Così dice: ” Specie di piccoli carri, montati su un asse di legno molto alto; sono quasi tutti dipinti in blu, con l’immagine della Vergine o di qualche santo sui pannelli delle fiancate e il loro cavallo coperto da una bardatura, ornata di placche di cuoio e di chiodi dorati”, porta sulla testa un pennacchio di colore giallo e rosso”. I colori giallo e rosso sono i colori della Sicilia.

Un’altra descrizione è quella del geografo francese Eliseo Reclus, venuto in Sicilia nel 1865 per osservare l’eruzione dell’Etna: “A Catania, i carretti e le carrettelle non sono come in Francia, semplici tavole messe insieme, ma sono anche lavori d’arte. La cassa del veicolo posa sopra un’asse di ferro lavorato, che si curva e si ritorce in graziosi arabeschi. Ciascuna delle pareti esterne del carretto è divisa in due scompartimenti che formano due quadri. Il giallo oro, il rosso vivo ed altri colori dominano in questi quadri. Per la maggior parte sono scene religiose, ora la storia di Gesù o quella di sua madre, ora quelle dei Patroni più venerati in Sicilia, come San Giovanni Battista, Santa Rosalia o Sant’Agata…..”.

Quando Guy de Maupassant, scrittore francese, nella Primavera del 1885, sbarcò a Palermo, la prima cosa che lo colpì fu proprio un carretto siciliano e lo definisce ” un rebus che cammina ” per il valore degli elementi decorativi. ” Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena….Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l’occhio e la mente come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere”. Molti critici isolani hanno descritto il carretto siciliano, da G. Pitrè a G. Cocchiara, da Enzo Maganuco ad A. Buttitta.

TIPOLOGIE

Con il passare degli anni, il carretto, ha assunto un valore emblematico folkloristico che è quello diffuso dalle pubblicazioni turistiche, sopravvivenze di un mondo scomparso, diffondenti informazioni superficiali.

 

Tre sono le tipologie dei carretti (in base al trasporto effettuato) “U Tiralloru” con laterali bassi e rettangolari, era utilizzato per trasportare la terra; “U Furmintaru” con laterali rettangolari più grandi era utilizzato per trasportare frumento; “U Vinaloru” con le fiancate trapezoidali e le tavole inclinate, utilizzato per trasportare il vino.

Moltissimi gli elementi che differenziano il carro per aree di provenienza, soprattutto la ruota la cui costruzione richiede esperienza particolare, competenza e collaborazione; il sapere che viene gelosamente custodito e tramandato da padre in figlio.

Temi raffigurati: 1) Devoto – biblico – agiografico, 2) Storico – cavalleresco 3) Leggendario – fiabesco, 4) Musicale (liriche), 5) Realistico – venatorio – veristico.

Variazioni di stili e cromatiche nelle diverse parti dell’isola, sottolineano ad esempio, la presenza dei gialli e rossi con decorazioni fitomorfe, nella Sicilia occidentale. I prugna e gli azzurri con decorazioni antropomorfe nella Sicilia orientale.

 

La pittura del carro si afferma perché assolve diverse funzioni: protettiva del legno, magico- religiosa antropica di allontanamento del male e del negativo, pubblicitaria per i carri che hanno funzione commerciale, per attirare gli acquirenti e di status symbol per dimostrare la ricchezza del proprietario. (fonte: Museo siciliano del viaggio)

Serafini Antichità diventa leader nelle forniture cinematografico-teatrali italiane

Roma – Un successo importante quello  del film “QUI RIDO IO” con Tony Servillo e che rende soddisfazione Serafini Antichità che ha curato la fornitura degli arredi di scena. “Siamo onorati – ha affermato Davide Serafini – di aver contribuito al grande successo del film “QUI RIDO IO” con la nostra fornitura di arredi. Con la direzione di Mario Martone e l’interpretazione Servillo la pellicola sta riscuotendo molto consenso al festival di Venezia.
Serafini antichità leader nelle forniture di scenografie cinematografiche e teatrali.”
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Grande attesa per le nuove collezioni autunno inverno 2021/2022

A breve saranno disponibili le nuove collezioni design e arredo di Serafini Antichità per la nuova stagione autunno inverno 2021/2022. Presso lo show room di via Colle San Giovanni a Civita di Oricola dunque potranno essere apprezzate già da metà settembre i nuovi arrivi con pezzi unici per arredo di ogni ambiente. Speciale reparto sarà dedicato agli ambienti a giorno, ossia quelle pertinenze sia di abitazioni ma soprattutto di attività produttive che beneficiano di spazi semicoperti, come patii, tettoie, tensostrutture per l’intrattenimento ricettivo ad esempio.

Promozioni speciali saranno riservate per acquisti multipli di arredi di questa tipologia di spazi, con amplissima scelta di pezzi unici nel loro genere per rendere suggestivi ed accoglienti le pertinenze esterne coperte pronte per la nuova stagione.